giovedì 5 novembre 2009

Fiume ronzante

Lasciarsi andare alla corrente, lasciare che sia l’istinto a prendere il comando, entrare nel flusso. L’importante è non bloccarsi o avanzare velocemente od opporsi… potrebbe diventare pericoloso. Camminare lentamente, sguardo rilassato e circolare in modo che possa cogliere ogni movimento in un ampio raggio e… voilà, come per magia riesco ad attraversare la strada… o forse sarebbe meglio dire il fiume!

Fiume di persone, motorini, biciclette, cyclo, auto, flusso incessante nelle strette ed ingombre strade del vecchio quartiere di Hanoi. Non esistono precedenze, semafori, marciapiedi praticabili (in quanto ingombri di motorini parcheggiati, ristorantini, artigiani che li usano come estensione della bottega, venditrici ambulanti con le loro merci…) ma sembra non esistano nemmeno incidenti, diverbi, prese di posizione. E’ semplicemente incredibile come tutti sciamino senza mai fermarsi, come l’acqua ognuno riesce a trovare la propria via.
Non avrei mai immaginato di poter trovare un’armonia del traffico e di voler stare ad un incrocio per osservare stupefatta questo spettacolo!
Sarà per il ronzio dei motorini ma ora il fiume si trasforma, nella mia immaginazione, in uno sciame d’api che volano ovunque, apparentemente in modo casuale ma in realtà con un piano prestabilito per raggiungere un obiettivo comune.


E’ incredibile.. nulla qui è impossibile ad un motorino! Trasporta anche tre o quattro persone, scompare sotto un carico di verdure, assume l’ingombro di un’auto quando viene caricato con un materasso sul quale sono impilati anche cuscini e coperte, diventa una fantastica macchia di rosso, giallo, fucsia quando è carico di corone mortuarie, fa trasecolare quando lo si vede passare annegato sotto otto corpi di maiale!



Le biciclette non sono da meno, ci si chiede come possano essere sospinte con quei carichi, come possano mantenere l’equilibrio quando, al limite della velocità minima per poterlo fare, trovano la loro via nel traffico.

E non è finita! Come non citare il più folcloristico, almeno nel mio immaginario dell’oriente, modo di trasportare la merce? Ancora numerose le donne che si vedono caracollare con il bilanciere su una spalla. Il loro trotterellare leggero, danzante, sotto la grazia apparente nasconde la funzione di poter reggere un peso spesso notevole.


Come quello della sabbia bagnata che alcune donne stanno trasportando su e giù, sulle scale di un cantiere di fronte all’albergo dove alloggio. O quello di cibo, pentole, fornello, stoviglie, sgabellini di plastica che, una volta trovato il proprio spazio sul marciapiede, si trasforma in un piccolo ristorante. O ancora quello dorato di un carico di baguettes croccanti, quello colorato di un assortimento di frutta esotica, quello crudamente sanguinolento dei pezzi di carne da vendere di porta in porta. Quando, invece, i cesti sono semivuoti, giusto qualche banana e ananas a ravvivarli, e la donna ha per certo il tipico cappello di paglia a cono… e sì, mi aspetto che dica “Madame, fotò!”, mentre, sveltamente, già mi mette il cappello in testa e il bilancere sulla spalla… va da sé che al turista tocchi pagare anche per faticare!

Questi non sono che pochi esempi di questa vita di strada, di questi ronzanti sciami di api che hanno bottinato o si apprestano a farlo. Forse questa è la forza del popolo vietnamita… la capacità di collaborare, di vivere in tanti con un alto livello di tolleranza, di affrontare insieme le difficoltà con calma e determinazione. Forse è ciò che ha permesso loro, nella storia recente, di vincere una guerra dopo l’altra contro nazioni ben più potenti di loro… la Francia prima, poi gli USA e infine la Cina. E ora di affrontare uno sviluppo economico ad alta velocità.

Ma queste sono solo supposizioni, sto ragionando troppo… meglio lasciar andare la ragione e ritornare ad essere un pesce nella corrente, altrimenti non riuscirò ad attraversare la strada!

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