mercoledì 28 ottobre 2009

Mani che vedono

Il luogo non è particolarmente invitante… un cortile non troppo pulito nella periferia di Siem Reap. Preferisco il ventilatore o l’aria condizionata?
Chiedo di vedere entrambe le stanze. Fatico un po’ a distinguere l’interno, sono semibuie… decido per il ventilatore, almeno l’ambiente è più ampio. Il ragazzo che mi accompagna rimane mentre mi spoglio.
Non c’è bisogno di luce e di imbarazzo, qui.

E’ un centro massaggi gestito da non vedenti. Sembra che in Cambogia vi sia il più alto tasso di cecità al mondo, 1,25% della popolazione, vale a dire 144.000 persone. Persone escluse dall’istruzione, dal lavoro, dalla possibilità di una vita decente. Si tratta di un tipo di emarginazione “normale” in questa cultura, dove l’essere ciechi è una questione di “karma”, cioè la conseguenza in questa vita di azioni compiute in vite precedenti.

Per cercare di dare una professione ed una prospettiva di vita ai non vedenti sono nate delle associazioni per insegnare loro l’arte del massaggio. Sul fatto che questa attività possa dare un ritorno economico tale da sostenere i massaggiatori e finanziare altri progetti a favore dei non vedenti ho qualche dubbio, almeno osservando questa sede di Siem Reap. Quella del massaggio è un’attività diffusissima, in centro città ci sono decine di centri, con ragazze carine, ambienti profumati ed ovattati, luci soffuse ed un’ampia gamma di trattamenti… tutto è pensato per incontrare il gusto dei turisti occidentali. Qui ho l’impressione di essere l’unica visitatrice da tempo, l’ambiente non è molto invitante, gli operatori conoscono solo qualche parola d’inglese e l’unico massaggio offerto è quello tradizionale Khmer, cioè piuttosto “intenso”, per usare un eufemismo.

Decido che, nonostante le apparenze, è qui che voglio provare a farmi massaggiare… ho più fiducia in queste “mani che vedono” (“Seeing hands” è il nome di una di queste associazioni) piuttosto che nelle ragazzine che vedo chiacchierare e darsi lo smalto alle unghie mentre attendono clienti fuori dal loro centro massaggio in città. Per un’ora il massaggiatore si occupa solo del retro del mio corpo, collo, schiena, braccia e gambe. È molto simile al massaggio tradizionale thailandese che ho già avuto modo di sperimentare: digitopressioni seguendo dei percorsi nel corpo. Non so se il massaggio Khmer è ancora più intenso di quello Thai o è il massaggiatore ad essere particolarmente forte, fatto sta che è doloroso! Mi chiedo cosa sarà di me alla fine del trattamento. Beh, c’è un senso di indolenzimento generale che dopo qualche ora scompare, lasciando una sensazione di benessere diffusa… da riprovare! :)

1 commento:

  1. ..il tocco della mani che vedono...credo siano sensazioni forti e senza barriere.

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