domenica 9 agosto 2009

Sull'altopiano 3.... si scende!

Buffo, per scendere dobbiamo salire, salire e salire ancora… dopo aver imboccato la Manali-Leh road arriviamo al Taklang La (la significa passo): 5260 metri.
Strada instabile, in perenne rifacimento per le numerose frane.
Polvere, buche, passaggi al limite del precipizio.
A volte si sosta, aspettando che ruspe e, soprattutto, persone, spostino terra e pietre.
Già, le persone.
Sembra di essere in un girone infernale.. persone che arrivano dalle parti più povere dell’India per stare quassù, vestite in modo inadeguato per il clima, a spostare, spaccare pietre, a puntellare queste enormi montagne che si sgretolano.
Tanta, tanta fatica... immagino per poco, poco denaro.
E poi incontriamo anche chi la fatica la sta cercando... diversi ciclisti occidentali, carichi di borse mischiano nei loro polmoni il poco ossigeno e il tanto gas di scarico dei coloratissimi camion indiani.
La loro appare come fatica immane, non c’è energia per alzare lo sguardo, per accennare un saluto.
Il picconatore indiano, almeno, si dà la possibilità di lanciarci un saluto, un sorriso, uno sventolio di mano.
Mi chiedo perché lo faccia... con la jeep stiamo passando sul suo lavoro appena compiuto, lo inondiamo di polvere e gas.
Osservo che c’è sincerità nel suo gesto, nessuna aspettativa di altra ricompensa che il ricambio del saluto.
Lo faccio.
Il sorriso si allarga.
Forse il sorriso che si allarga mi dice “Sono qui, ho un posto nel mondo. Esisto e sto facendo qualcosa d’importante”.
Hai ragione, stai facendo qualcosa d’importante.
Senza di te, senza il piccone che tieni fra le mani questo passaggio fra le nuvole non esisterebbe.
Forse il sorriso si allarga e basta.
O forse il sorriso non si allarga, è solo la mia immaginazione che galoppa in quest’aria sottile.

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