mercoledì 12 agosto 2009

Oracolo...

... anzi... oracolessa! Indovina, guaritrice, sciamana.
Nel pomeriggio del nove agosto una full immersion nella cultura popolare ladakha.
Lamaji, la nostra guida, ci conduce fra le stradine di Leh, entriamo nel cortile di una casa, ci invitano ad entrare in una stanzetta spoglia, a parte un altarino.
Entrano una signora un po' grossa e la sua aiutante.
Due casalinghe ladakhe, niente di più lontano dall'aurea di mistero che ci si immaginerebbe.
Preparano l'altarino: ciotole di riso, farina d'orzo, acqua, burro. Viene accesa una lampada.
La signora grossa inizia a mettersi i paramenti, aiutata dall'altra donna.
Esce. Rientra con un balzo, lanciando dei versi.
Inginocchiata davanti all'altarino incomincia a recitare mantra con una voce in falsetto... in una mano il tamburello sciamanico, nell'altra la campana e il dorje.
Si esprime in un ladakho misto ad un dialetto tibetano, ci dirà poi Lamaji.
E' "posseduta" dalla divinità.
E' ora il momento di rivolgerle delle domande. Lo facciamo tutti, uno per volta. Ci vengono messe delle khata sulle spalle. Sembra che le domande più adatte a ricevere una risposta soddisfacente siano quelle piu "pratiche" su cosa fare o non fare nel futuro.
Il momento più forte è quello della "guarigione": la sciamana succhia la malattia dalla pancia di una donna, sputando in un secchiello una copiosa saliva.
Il rito termina. La donna ritorna ad essere la placida casalinga, non ricorda quanto successo.
Ce ne andiamo, nel corridoio altre persone aspettano di essere ricevute.
E' stato sicuramente interessante ma siamo un po' perplessi...

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