lunedì 24 agosto 2009

Insegnamenti del Dalai Lama in Zanskar

Tre giorni in cui a Padum, capoluogo dello Zanskar, si sono riversate più persone di quanto siano normalmente gli abitanti di tutta la regione. I villaggi sono completamente deserti, solo qualche capra si aggira sconcertata per i viottoli. I monasteri sono serrati, disabitati. Tutti sono là, ad accogliere e seguire gli insegnamenti di colui che è considerato la reincarnazione di Avalokitesvara (Chenrezig in tibetano), il Bodhisattva che rappresenta la compassione del Buddha. Mi aggiro fra la folla, c'è un'energia calma e positiva, allegra e rilassata. E' per me stupore continuo... la ricchezza dei perak (copricapi tradizionali delle donne ladakhe... due grandi orecchie di pelliccia e una lunga stola impreziosita da grandi turchesi, coralli e monete che scende dalla fronte a meta' schiena), la varietà dei gioielli e degli abbigliamenti. Ogni tanto vado a fare un giro nella zona della grande cucina all'aperto, a vedere cosa "bolle in pentola". Il fumo della legna e dello sterco viene sospinto dal vento teso, negli enormi pentoloni ribolle il the al burro (tipico del Ladakh e del Tibet, gli ingredienti sono acqua, the, burro e sale). Appena pronto viene versato nei secchi e, da qui, nelle grandi teiere che gli incaricati che fanno la spola portano fra la gente. Non ho idea di quante persone ci siano, sicuramente siamo nell'ordine delle diverse migliaia. Eppure per tutti ci sarà una tazza di the e una focaccetta d'orzo che scricchiola sotto i denti, dentro c'è anche un po' della sabbia che qui si insinua dappertutto.
L'ultimo giorno una novità... nei pentoloni è stato cotto il riso, i monaci ora lo rimestano con mani e bastoni a terra, su dei grandi teloni: stanno amalgamando al riso burro, albicocche secche e mandorle.
Ritorno fra la folla... sul palco ai piedi del Dalai Lama i lama più importanti e i cosiddetti "vip"... a terra, nelle immediate vicinanze, gli "sponsor", i monaci da una parte e le monache dall'altra, il settore per gli stranieri dove è possibile ascoltare la traduzione in inglese. Oltre, ovunque, la folla "normale", quella che più mi attira.
Intere famiglie... ci sono proprio tutti, dai piccolissimi allattati al seno o addormentati nella sacca sul dorso delle madri, agli anzianissimi, volti di cuoio inciso da mille rughe, il sorriso sdentato.
Ci sono ombrelli colorati per proteggersi dal sole e dalla polvere portata dal vento. Ci sono contenitori per il cibo e termos di the con cui ristorarsi.
Si alternano momenti di raccoglimento e preghiera ad altri più rilassati, di chiacchere e risate. E' tutto molto naturale, come se si stesse ascoltando qualcosa di già noto, magari reminescenze di vite passate...
Ovviamente, con questo mio girovagare, non ho seguito gli insegnamenti che in modo molto approssimativo... mi è arrivata, nel vento, questa frase: "Happiness comes from a good state of mind"... "La felicità proviene da un buon stato mentale"... facile, no? ;-)))

1 commento:

  1. Facile da dire... Un po' più complicato da fare... :)
    Come si fà a creare un buon stato mentale? :) E' veramente dura... Almeno per noi che viviamo a Milanooooo

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